Il Mito narra che Persefone, mentre coglieva dei fiori con altre compagne, si allontanò dal gruppo e venne rapita da Ade, dio dell’Oltretomba e Signore dei morti, da tempo innamorato di lei. Il rapimento si compirà grazie al consenso di Zeus, che non vuole contrariare un dio così potente come il signore della morte. Demetra, la madre, per nove giorni cerca la figlia sino alle più remote regioni della terra, ma non riesce nè a trovarla, né ad avere notizie del suo rapimento.
Ecate, dea degli incantesimi, libera di attraversare i territori sia dei vivi che dei defunti, che aveva udito le grida della fanciulla mentre veniva rapita senza fare in tempo a vedere il volto del rapitore, suggerisce a Demetra di chiedere a Elios, il Sole, ed egli rivela a Demetra che a rapire la figlia è stato Ade. Angosciata e furiosa, sentendosi tradita dalla sua stessa famiglia, Demetra, dea delle messi, Nutrice, Madre della Vita e di tutte le cose, abbandona l’Olimpo e, per vendicarsi, decreta che la terra non avrebbe più dato frutti ai mortali; così la razza umana si sarebbe estinta nella carestia e gli dei sarebbero stati privati dei sacrifici votivi degli uomini, che tanto li rendevano orgogliosi.
Alla fine Zeus, costretto a cedere alle suppliche dei mortali e degli stessi dei, invia Ermes, messaggero degli dei, nell’oltretomba da Ade, per riportare indietro Persefone. Ade però, prima che la sua sposa salga sul
cocchio di Ermes, le fa assaggiare un seme di melograno, compiendo in questo modo l’incantesimo che le avrebbe impedito di rimanere per sempre nel regno della luce. La gioia di Demetra nel riabbracciare sua figlia fu profonda e subito la terrà ritornò fertile e calda.
Solo più tardi scoprì l’inganno per il quale sua figlia era costretta a far ritorno, ogni anno, e per un lungo periodo, nell’Oltretomba, in qualità di sposa di Ade. Così, nei sei mesi durante i quali Persefone abita il regno dei morti, scende il gelo sopra la terra, mentre nei restanti essa rifiorisce e dà frutti, dando origine al ciclo delle stagioni. Ma la dea fanciulla che incontriamo al’inizio del mito (Kore, l’altro nome di Persefone), ignara e innocente tra i fiori, quando ritornerà, ogni anno, sulla terra, non sarà più la stessa: Ade non solo è il simbolo del mondo/altro da sé avvolto dal mistero, la paura dell’ignoto, il pericolo di perdersi nelle tenebre; egli rappresenta anche l’Ombra, il lato oscuro all’interno di noi che può portare con sé una violenza distruttiva, ma anche un’istanza creativa di trasformazione.
Persefone cercherà un suo equilibrio abitando metà dell’anno sulla terra fiorita insieme alla madre e l’altra metà con il suo sposo, nelle profondità dell’Ade; dovrà accettare il dolore della separazione, la discesa, l’Oscurità, l’incertezza indefinita delle Ombre, continuamente oscillando tra un tempo “per sé” e un tempo “con l’altro”. Perdere l’ingenuità, incontrarsi con la morte.
Anche Demetra dovrà compiere lo stesso cammino, separata, a lato di questa figlia generata e amata e non più solo sua, non per tutto il tempo. E anche noi forse dobbiamo, per crescere, compiere questo cammino di ricerca e completezza, trovare in ogni momento un ritmo tra l’oscurità e la luce, la tristezza e la gioia, la separazione e l’incontro, tentando di sciogliere quell’illusione di fusione che spesso, nelle nostre relazioni, porta così tanta – troppa – sofferenza. Scendere nel pozzo, attingere energia dalle nostre profondità. Fidarci. Della vita, del ciclo delle stagioni, della rinascita, della primavera che ritorna sempre.
Sempre, dopo qualsiasi inverno.